Il “fatti i fatti tuoi” più poetico del mondo.
Sono debitore del resoconto della fine della prima puntata del romanzo “il codice civile, questo sconosciuto”.
Avevo avanzato istanza civica conoscitiva al Comune di Potenza con la quale, nel rilevare la presumibile violazione di un articolo del codice civile nell’alienazione di immobili comunali a un consigliere che oggi riveste la carica di Sindaco, chiedevo se non fosse opportuno e doveroso chiederne la dichiarazione di nullità, così come prevista dal codice.
Dopo un discreto numero di solleciti, ebbene, ho ricevuto risposta ed è mia intenzione renderla pubblica siccome avevo fatto per l’istanza originaria e i successivi solleciti.
Il Comune, nella figura del Segretario Generale, sebbene io avessi sempre scritto anche al Sindaco, mi ha risposto che “l’ente (leggasi Comune di Potenza), per il tramite degli uffici preposti, ha ravvisato non sussistere i presupposti per l’avvio di azioni di revisione, in autotutela, del proprio operato”.
Orbene è appena il caso di rilevare come la laconica comunicazione non porti seco alcuno straccio di motivazione, quasi sia richiesto, o meglio imposto un atto di fede del tipo “vuolsi così, colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare”, che pure è una bella risposta in ossequio al principio costituzionale sulla doverosità della motivazione, che, però, buondio, oltre che principio costituzionale rimane anche principio di trasparenza ed educazione diciamo civica.
E va bene. Ma la cosa che più intriga è che non si capisce chi abbia deciso. Un dirigente che non ha competenza in materia? Il Sindaco in persona e personalmente, come direbbe Catarella? Hanno fatto la conta e ha deciso il designato dalla sorte? No, perchè il decisore ha enorme importanza, giacchè, in materia di alienazioni di immobili è competente il Consiglio Comunale e solo questo può decidere eventualmente di agire in autotutela; ma quand’anche esistesse una figura comunale deputata a queste decisione, in barba ai principi generali, trasparenza vorrebbe che venisse indicata, anche per poterne verificare i poteri. Macchè! Se vuolsi così, colà dove si puote, per Giove, caspita, che mi insisti?
Insomma c’è un mister X che prende decisioni per tutti al Comune la cui identità non è conoscibile, magari è un’entità spirituale che viene interrogata come avveniva con l’Oracolo di Delfi e in questo caso sarebbe carino capire chi è Pizia (potrebbe essere la segretaria comunale), ma soprattutto chi sia l’Apollo che la ispira.
Comunque, a ogni modo, e a questo punto, poffar e anche Bacco, io ho chiesto testardamente di sapere chi ha reso il responso e torno in modalità “attesa”.
Allego, perchè non si pensi che certe le cose le dico ma non le faccio, anche la mia nuova richiesta, facendo notare che quanto a pazienza sono ben fornito, buonumore pure, spero di dosar bene un pizzico di ironia e tante di quelle volte qualcuno si volesse unire al comitato del “Noi diciamo NO al vuolsi così, colà dove si puote” ebbene sarà accolto con gli onori ma comunque non è indispensabile perchè l’iter della conoscenza ormai è avviato e, sebbene sia irto di ostacoli, trabocchetti, insidie, specchi e mostri spaventosi, dovrà pur portare a qualche cosa.
Insomma comincia la seconda parte del romanzo.
Bacioni, estensibili ad amici e parenti.
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