Una seconda infanzia di civiltà.

Una seconda infanzia di civiltà.

Gli aspiranti politici hanno ben poco da offrire e tanto da chiedere.

Strana campagna elettorale, più “big” che santini, perbacco cosa ti fa il petrolio.

Nelle cassette delle lettere primeggiano ancora i manifestini, ma non come una volta. Presunti difensori del verde e propugnatori di un ecologismo avanzato, non disdegnano di imbrattare la città della loro pubblicità personale. Ma è un fenomeno, vivaddio, in continua diminuzione. Primeggiano, però, sui social, con appelli, talvolta anche accorati o lamentosi, che si sovrappongono l’uno all’altro, molto probabilmente affatto inutilmente.

Questa rudimentale e per niente raffinata corsa all’elezione ha un portato di inciviltà, insomma, è invasiva, per nulla accattivante, per certi versi repellente per un cervello mediamente educato.

Gli aspiranti politici hanno ben poco da offrire e tanto da chiedere. Non un’idea sensata e originale, inserita in un programma credibile, ma solo la spudorata assicurazione di poter incidere per il bene comune, nella quale credere in maniera fideistica. Illusione pura, perchè in un momento in cui la fede tradizionale barcolla, o addirittura crolla, rimanendo solo un ipocrita baluardo condensato nell’etichetta di “cattolico” -non trasparendo nulla dai comportamento che sia davvero tale- figuriamoci che fede si può avere in uno sconosciuto o più o meno conosciuto -e mai per lodevoli imprese- che nell’autoreferenzialità di uno spot condensa tutta la sua misera offerta.

Nulla da offrire, quindi, ma tanto da chiedere, come un lauto stipendio, qualche prima pagina, e l’etichetta di arrivato, pronto a scalare la strada del successo che porta al parlamento.

Un autentico periodo di decadenza della recente civiltà che porta a una seconda infanzia civica, quella delle bustarelle, delle filiere degli amici e dei raccomandati. La Costituzione, o quello che ne resta, è così carta straccia.

Nel frattempo, quasi a dimostrazione della odierna inciviltà, fioccano le indagini sulla cattiva politica pugliese. Ora io voglio dare una chiave di lettura originale, e dico originale perchè non l’ho sentita da nessuna parte.

Quello che accade in Puglia non è un sintomo di marciume cronicizzato, ma segnala, invece, barlumi di vita civile. La sola esistenza di indagini conforta, dà un segno di sensibilità, e non solo giudiziaria. Insomma si sono svegliati.

A preoccupare è il silenzio delle procure delle altre regioni, perchè, visto che la politica usa gli stessi strumenti ovunque, non può essere, come dire, limpida in Molise e Basilicata e schifosa solo in Puglia. E’ il silenzio delle altre Procure a riguardo che costituisce un dato allarmante. La mala politica è contagiosa come la malavita organizzata e, siccome quest’ultima è presente dalle Alpi alla Sicilia meridionale, così è presente la mala politica che, sia chiaro a tutti, viene gestita centralmente dai partiti.

Viva la Puglia, quindi, che dimostra di avere dignità e non può che ispirare fiducia di cambiamento e avvisare chi ritiene che non accada niente negli altri territori.

Quindi?

Quindi non voto e sono felice di cominciare a sentirei altre voci che si allineano a quella che è un’autentica necessità: rifiutare questo sistema. Come? Appunto cominciando col non voto, poi si vedrà cosa aggiungerci.

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