Sulla separazione delle carriere.

Sulla separazione delle carriere.

Quell’ambiguo e comune modo di pensare di certa sinistra e magistratura.

Qual’è il rapporto processuale che regola i rapporti fra il Gip e il Pm?

Molto semplicemente quello che corre fra il giudice, che giudica, e la parte, che richiede.

E’ la stessa cosa fra il PM e il giudice del dibattimento: il PM chiede la condanna e il giudice, giudicando, condanna o assolve.

Se nel processo viene celebrata la parità processuale fra le parti, intendendo tutte le parti, ivi compreso il PM, non è dato comprendere perchè le carriere di PM e giudice debbano essere uniche e, anche, scambiarsi agevolmente o più o meno agevolmente fra di loro.

Avete mai sentito di un avvocato che può un giorno diventare giudice? No? E allora perchè PM e giudice devono appartenere alla stessa categoria ed essere governati dallo stesso organo?

Perchè una parte processuale è collega del giudice?

Perchè un PM può essere giudicato, nel senso dei suoi provvedimenti o istanze, da un collega? Cosa significa terzietà?

Sembra talmente logica, e non solo giuridicamente, la questione che suona sinistra la ribellione delle toghe alla separazione definitiva delle carriere. Sinistra finanche politicamente, visto che, proprio la sinistra, tradendo le sue stesse teorie, che vedevano in Pisapia l’ambasciatore principe della separazione, all’indomani della riforma del codice di procedura penale che, di fatto, provava a parificare le figure della difesa e dell’accusa, è una sostenitrice appassionata del no alla separazione. Facile pensare che, una volta accertato che la magistratura è prepotentemente, anche se parzialmente, politicamente schierata (il che ne fa un organo istituzionale di nessuna garanzia), la presa di posizione odierna sa tanto di incontro di interessi politici. E tutto questo con la giustizia fa semplicemente a pugni.

Di conseguenza è facile che la richiesta di archiviazione di un PM trovi facile spalla nel Gip, situazione grottesca assai, perchè una eventuale ingiusta decisione non è reclamabile, appellabile o cos’altro. Ancor più facile, che, soprattutto nella giustizia di poco conto (di certo non per le parti lese, di sicuro per i PM che non possono perdere tempo per un falso o un reato ugualmente ritenuto cartaccia, per esempio), PM e Gip si ritrovino d’accordo sul cestinare una richiesta di giustizia, probabilmente solo perchè minimale. Su questa giustizia sommaria (PM che liquida una questione perchè apoditticamente ritenuta mancante per esempio del dolo e Gip che gli fa spalla, sempre per esempio) che incombe sulle parti offese come una condanna a sopportare di tutto e di più, solo una logica e doverosa separazione delle carriere potrebbe portare giovamento. Una separazione che rivoluzioni la concezione del processo proprio nei separandi: se un giudice comincia a ritenere “parte” l’accusa, prendendone le dovute distanze, naturalmente un maggiore equilibrio nella sua attività lo sgraverebbe anche dell’ossequioso riguardo dovuto a un collega.

Un mondo, quello fra PM e giudici, dove il reciproco riguardo, dovuto anche a una uguale origine professionale e alla appartenenza a una classe di eletti che esercitano la divinità in terra, condiziona oltre l’immaginabile, imbriglia il sereno e terzo giudizio, rende opaco l’operato finanche del giudice più onesto intellettualmente.

Deve esistere una barriera che divide ugualmente il giudice da accusa e difesa; terzietà significa proprio questo. Noi abbiamo inventato una forma di terzietà allungata con la gazzosa, condizionata, limitata, all’italiana, e l’aggettivo ci sta tutto, truffaldina e ipocrita. Un surrogato di terzietà spacciato per tale e imposto per legge, presumibilmente divina, trattando di magistratura, che è solo un dogma, senza alcuna base di razionale giuridicità, refuso del processo inquisitorio dove il giudice prima istruiva e poi decideva, cambiando di ruolo ma sempre detentore di verità assolute.

Verità assolute, invece, non ce ne sono, anche dopo una sentenza passata in giudicato è lecito dubitare dell’errore umano. E allora che almeno si ristabiliscano ruoli coerenti con le leggi del processo, abolendo questa “cuginanza” professionale che, guardata con occhi sereni, fa solo rabbrividire.

Posts Carousel

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos