Una società senza rivoluzionari è come una coca cola calda.
In molti ritengono che i veri “rivoluzionari” mai esistiti siano stati Socrate, Buddha, Confucio e Gesù.
Quindi, secondo queste tesi, un vero rivoluzionario manca al mondo da oltre venti secoli.
Questo, unito alla circostanza che un genio non dà alcuna garanzia di saggezza, ritenendo i primi quattro più saggi che geni, possiamo concludere che da Gesù in poi, ci sono toccati geni, ma non rivoluzionari.
Io aggiungo che, negli ultimi tempi scarseggiamo anche i geni, infatti lasciando da parte Maradona, non se ne sono visti poi tanti. E se mancano pure i geni, dopo la scomparsa dei rivoluzionari, ci tocca una dieta di mediocrità senza eccezioni, neanche domenicali.
La mancanza di geni e rivoluzionari è comprovata anche dalla circostanza che facilmente uno bravino in qualche cosa di specifico, per esempio negli affari o in genere a far soldi, si trovi a essere ritenuto bravo anche per altro.
Di Berlusconi si arriva a dire, infatti, che sia stato uno statista, facilmente si dirà presto lo stesso per Trump, Meloni diventerà una eccellenza nella diplomazia e Franceschini verrà ritenuto il maggior produttore di cultura. Tutte frottole perché gli esempi riportati, al pari di mille altri facilmente immaginabili, sono la prova della generale inadeguatezza che fa confondere un buon manovale con un ingegnere e un guaritore per un abile chirurgo.
Siamo, insomma, circondati da tanta roba, tutta scadente, tutta a immediata scadenza, come il latte fresco, tutta del tipo usa e getta. Tale ultima modalità è in gran uso anche nella politica, pure se di basso cabotaggio. Presidente di una stagione, direttore generale per un triennio e poi il nulla, che, giustamente, si riappropria delle essenze evanescenti.
D’altro canto ove mai esistesse un novello Confucio chi se ne accorgerebbe? Farebbe immediatamente la fine del grillo parlante, messo da parte se non schiacciato con indifferenza. E, ugualmente, se esistesse un vero rivoluzionario verrebbe immediatamente anestetizzato con dosi di De Martino, Clerici, Vespa, teatro d’avanguardia, festival vari e primi maggio, liberazioni e morte ai fascisti, discorsi del Presidente e messaggi papali, roba da addormentare un Tirannosauro gigante.
L’anestesia è talmente forte che, giuro, si finisce per tifare per il pacco da trecentomila per il concorrente della Valle d’Aosta, quasi si trattasse dell’ultima frontiera della felicità terrena.
A messa ci va sempre meno gente e al catechismo quasi nessun bambino più, l’educazione andrebbe insegnata a chi dovrebbe insegnarla e, per chiudere, non ci sono più né le stagioni nel numero di quattro, e, per vedere la tua squadra del cuore con addosso la maglietta coi colori sociali devi andare a Lourdes e chiedere il miracolo.
NDR: l’ultimo periodo è il classico esempio dell’effetto dell’anestesia generale, quella che pretende siano speciali anche quei momenti di elettroencefalogramma piatto ed è il frutto di un esperimento con l’intelligenza artificiale. Immessi i dati della nostra esistenza, tipo programmi tv e teste giornalistiche, oltre ai post del sindaco e ai filmati di annuncio della chiusura del tal vicolo, questo è quello che è uscito fuori: geniale.
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