Statisti di strada.
Dopo aver visto il video dei saluti (?) fra Meloni e De Luca, ho sorriso e ho avuto conferma che Meloni, le armi di De Luca, non solo le conosce e le sa usare, ma che non teme di usarle in qualsiasi situazione. E poi vedere un De Luca di sasso di fronte allo sfrontato saluto, che di istituzionale aveva ben poco, incapace di una risposta ironica, quindi con una reattività scarsa (evidentemente il fucile a pallettoni lo sa caricare solo dopo adeguata preparazione e senza contraddittorio), mi ha divertito.
Nello stesso tempo, però, mi ha fatto pensare a quelle faide di cortile fra bande di giovanotti più o meno scapestrati che se le dicono e contano senza peli, il che, se per un verso, portando la politica al livello della strada, ci fa sentire, noi cittadini normali, istituzionali anche quando mandiamo a quel paese qualcuno, avvicinandoci alla politica (cavolo, sono come noi!), per altro verso lascia perplessi sul come anche la vita istituzionale si sia secolarizzata, involgarita e come abbia perso quei connotati di austerità, una volta, ritenuti indispensabili.
In altri termini, se pezzi dello Stato possono tranquillamente mandarsi a quel paese e trattarsi con la ruvidità del gergo di strada forse è lecito porsi quella domanda che sembra tanto da vecchi, ma che a un certo punto ricompare spavaldamente; cioè quel classico “ma a che punto siamo arrivati” diventa domanda d’obbligo e attuale. Segue la conseguenziale domanda di “dove si può arrivare” a questo punto, ricordando, però, quando W. Allen seppe dare un’immagine del peggio inimitabile, del tipo che “arrivati in fondo, invece di risalire, si riesce addirittura a scavare”.
Non discuto che l’aplomb di un Draghi suoni “vecchio”, ai nostri giorni, ma è indiscutibile che quella riservatezza e quel garbo sono merce tanto rara quanto godibile.
Insomma certe cose, a un dato livello, si possono dire anche con stile. De Luca e Meloni dovrebbero conoscere l’autorevolezza che conferisce un comportamento gentile, educato, inflessibilmente decoroso. Queste cadute di stile le lasciassero alla gente normale. Loro non lo sono più, rappresentano un popolo, territori, tradizioni, incarnano la democrazia e la legge, le istituzioni, dovrebbero (il condizionale è purtroppo d’obbligo) essere d’esempio.
So già che più di qualcuno si compiacerà di un primo ministro donna così diretta, come altri si sono compiaciuti delle triviali battute di De Luca, ma queste opinioni non sono rilevanti se non nella misura in cui navigano al livello dei comportamenti in questione e cioè terra terra.
Meritiamo qualcosa di più?
Se lo stesso linguaggio venisse usato nei tribunali, o in un discorso all’Onu o alla conferenza della Pace o nei colloqui col Papa, per dire, non potremmo obiettare nulla se non obiettiamo nulla oggi.
Non è sbagliato riferirsi ai personaggi in questione e sottolineare la loro maleducazione e la loro volgarità, senza temere rimbrotti: è la realtà.
In fondo, me lo si lasci passare, la verità è che questi personaggi hanno confuso le stanze istituzionali col bar del rione, dove, evidentemente, si trovano a loro agio.
Io continuo a ritenere che si può tenere la schiena dritta e dar filo da torcere agli avversari anche, pensa te, senza essere scurrili e, ormai senza freni, arrivo anche a sostenere che qualcuno dovrebbe poter intervenire in questi casi e punire i due personaggi (o personaggetti?), semmai lasciandoli senza cena per un pò, come si faceva coi bambini scostumati.
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