L’ipotesi più probabile è che la diga che serve Potenza e diversi altri comuni abbia un buco. L’alternativa è che la sua acqua venga consumata più che presso le altre dighe. Da chi poi?

“La colpa è delle estrazioni petrolifere, che comportano un enorme consumo di acqua”, dice uno.

Chissà se sarà vero.

I politici avranno una risposta a questa domanda da bar, ma, giocatasi ogni forma di credibilità, ai politici non dà retta più nessuno, fatta eccezione per chiedere una raccomandazione, richiesta di elemosina ormai rimasta come abitudine, rito, ma scevra da ogni forma di speranza, chè, ormai, nessuno ci crede più, nei politici e nelle raccomandazioni.

Salvi i figli di, ovviamente. Ma i figli di chi? I figli loro? Eh già, i figli loro.

Ma, estrazioni o buco in fondo alla diga, strano che nel 2024 ancora si sia così scoperti dagli eventi. Un pò come le inondazioni in Emilia, la siccità in Basilicata risponde alla fenomenologia imprevedibile di una natura cattiva, giammai alla mancanza di lungimirante prudenza di chi amministra. Amministrare dovrebbe significare anche prevedere, il peggio, è bene specificare. Ma per i nostri eroi, prevedere è un’arte di difficile esercizio. Non avendo neanche previsto di trovarsi un lavoro, vuoi che arrivino a prevedere le sciagure? Pfui!

E così, dicevamo, nel 2024 si può morire di sete, o di sporcizia, come sembra intravedersi in un futuro prossimo, giacchè anche se si mettesse a piovere stasera, per recuperare, dai buchi o dalle estrazioni del signore del bar, occorrerebbero mesi.

Ma tranquilli, di piovere non se ne parla, il cielo è sereno, la temperatura mite e quindi, mannaggione, che si apra un tavolo tecnico, perbacco, dove menti selezionate, amministratori impegnati e istituzioni impennacchiate tirino fuori dal cilindro un coniglio.

Ma ognuno ha i suoi problemi. Negli States incombe la tragedia Trump, come viene disegnata dalla sinistra mondiale. Alla fine, come già verificatosi, Trump non è il male massimo. E poi è davvero immaginabile un male massimo? Più della siccità? Suvvia.

Gli opinionisti lucani non si sbilanciano troppo sull’argomento, nè su Trump, nè sulla siccità. Perchè quello che manca a questo territorio montuoso, oltre l’acqua, è un talk-show, dove gli illuminati intellettuali, i politici telegenici, possano sfornare ovvietà come su Rete Quattro e La Sette, a seconda della squadra del cuore. No, quello di Leporace non è un talk-show, ma una passerella di persone gradite, mentre nei talk-show non può mancare un rompiscatole. Il problema è che non c’hanno la vocazione, fanno quello che fanno col furore dell’impiegato pubblico. Perchè di questi tempi non si diventa giornalista per vocazione, o medico o avvocato, no, la vocazione non è più richiesta. Neanche per prendere i voti.

I nostri, politici, giornalisti, amministratori, presidenti e direttori generali, non hanno neanche il dono misterioso che non implica per forza l’intelligenza. Quella misteriosa arte di fare qualcosa di speciale perchè lo si ha nel sangue. Diceva un grande che un genio è fatto per il 20 per cento da intuito e 80% da sudore. Quindi, ciccia. Il sudore non è l’icona del nostro tempo, politicamente e giornalisticamente parlando.

Quindi la miglior cosa è non cercare di capire. Buco o estrazioni, fa lo stesso, brighiamo di arrangiarci e punto. Brighiamo per arrangiarci o scappiamocene al mare, se possibile. Come nel dopo terremoto o durante il Covid. Parola d’ordine: scappare. Quasi non fosse comunque l’unica via di scampo.

Perdurando nell’ignoranza del perchè i coniugi Swann abbiano cambiato opinione su Marcel (deve essermi sfuggito o bisognava capirlo da sè o sono tonto io) tanto da consentirgli di visitare Gilberte, e stringendovi uno per uno (non sarete di certo troppi) la mano con fiacchezza, data la generale disidratazione in essere, il mio debole e assetato sorriso vi giunga comunque impertinente.