I leader e le loro corti.
La Corte dei Conti condanna a risarcire l’erario una direttrice scolastica perché aveva mandato al macero 30.000 euro di banchi a rotelle. Il fatto che fossero stati inutilmente acquistati e mai utilizzati, invece, non provocò alcun danno agli italiani. Per non creare danni, quindi, basta riempire un deposito dei famigerati banchi e lasciarli lì marcire. I direttori di scuole sono avvisati.
L’episodio di cronaca giudiziaria ci riporta alla mente la genialata del periodo Covid. Una genialata chissà da chi partorita, ma sicuramente posta in atto dal governo Conte, uno che ora lo senti sbraitare contro tutto e tutti quasi fosse il nuovo messia con tanto di verbo a corredo.
Che, poi, poteva essere un’idea brillante, almeno per abituare a stare seduti. Ci potevano istituire le olimpiadi scolastiche, di corsa nel banco a rotelle, dico, con tanto di record e competizioni internazionali.
La fantasia al potere non ha mai avuto buon accoglimento, in effetti quando siamo lì, a comandare, diventiamo un po’ tutti conservatori, il coraggio delle campagne elettorali, coraggio meramente verbale, si ripiega su se stesso, accusa il peso del comando e si banalizza, salvo intraprendere periodicamente sortite riformatrici, altrettanto fantasiose, ma tragicamente fallimentari.
Il ricatto dei giovani sta diventando molto caro per gli italiani. Dalla rottamazione renziana in poi chiunque si è sentito ministro e Grillo ha dato la stura all’occupazione del parlamento di disoccupati, sfaccendati e professionisti falliti. Qualcuno l’ha fatto pure ministro, ma ce lo siamo già dimenticati, tipo Bonafede. Ma che brutti ricordi.
Non è che ora stiamo meglio, ma, tornando alle paure di chi comanda, che dimentica in fretta ogni coraggiosa promessa, ho il timore che anche il governo attuale, come quello di Berlusconi tempo fa, non premerà sull’acceleratore nella riforma della giustizia, e cioè nella separazione delle carriere. Vedrete che i freni, ben attivati e tenuti premuti, cominceranno a surriscaldarsi fino a consigliare di fermare il treno.
Il governo si sta allacciando le scarpe per bene, come suol dirsi, ha cominciato a escludere la responsabilità contabile dei politici per quegli atti preceduti da pareri tecnici: pagherà il funzionario di turno e siamo a posto.
Il politico diverrà inattaccabile. I giudici già lo sono. Basterà mettersi d’accordo fra di loro e avremo la casta delle caste, tanti padrieterni in terra che proveranno anche a legiferare sulla loro immortalità e chissà che non ci riescano pure.
No, non è democrazia! Viviamo in un sistema dittatoriale da parte dell’ignoranza e della presunzione che l’accompagna.
Ieri Papaleo, in TV, ha parlato bene di Meloni, magnificandola, ma aggiungendo che la corte che l’accompagna è tragicamente misera. Sarà. Ma un leader che non si sa scegliere la corte è un mezzo leader.
Alla fine una eccellente corte fa grande anche un mezzo leader e una corte scadente è la carta di identità di un mezzo leader.
Grillo credeva che un grande leader potesse anche accompagnarsi con un esercito di papere da cortile o galli dal cipiglio severo. Ma sbagliava. E ora un mezzo leader come Conte è il giusto capo di un esercito di pupazzi. Ma gli altri partiti non stanno meglio.
Evviva.
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