Lettera aperta al Ministro della Giustizia

Lettera aperta al Ministro della Giustizia

Caro Ministro della Giustizia, non so quanto sei cosciente dello stato di profonda rassegnazione che caratterizza gli avvocati italiani di fronte a una giustizia che più che vegetare non fa.E’ storia di questi giorni che una causa vecchia di dieci anni, riservata a sentenza, dopo un anno di incubazione, sia stata rimessa sul ruolo davanti

Caro Ministro della Giustizia,

non so quanto sei cosciente dello stato di profonda rassegnazione che caratterizza gli avvocati italiani di fronte a una giustizia che più che vegetare non fa.
E’ storia di questi giorni che una causa vecchia di dieci anni, riservata a sentenza, dopo un anno di incubazione, sia stata rimessa sul ruolo davanti a un giudice onorario perché la decida questi e non il togato che per un anno ha conservato il fascicolo senza provvedere.
Gli avvocati, usi a queste cerimoniose messe in scena, non battono ciglio. E questo anche perché temono che una rimostranza possa essere foriera di provvedimenti negativi perché punitivi della sconsiderata uscita.
Caro Ministro la chiami giustizia questa, o non sarà ormai un’opera teatrale in duecentocinquanta atti e un giudice onorario? Una serie televisiva, e parlo di quelle pressocchè eterne, gli fanno un baffo a un processo come quello indicato: puntate una all’anno nelle quali succede davvero poco o nulla, tipo una presa d’atto del carico (!) di lavoro, delle pendenze più vecchie e un bel rinvio, quindi puntate noiose e scadenti, ma puntuali come la morte.
Ora in una situazione del genere un avvocato cosa dovrebbe fare? Denunciare l’accaduto? E a chi? Ma soprattutto con quali conseguenze, per la causa e per se stesso?
Una giustizia che si rispetti, al giudice in questione, darebbe un calcio nel sedere per spedirlo a lavorare davvero, ma da qualche altra parte. Invece dalle nostre parti questo non accadrebbe mai. L’unica certezza è che l’avvocato verrebbe additato come un rompiscatole, inopportuno, presuntuoso e insolente.
Quindi capisco bene che nessuno si permette di fiatare, continuando a fare da scomodo cuscinetto fra giudice e cliente, quest’ultimo davvero disgraziato, quasi quanto l’avvocato, che di cause vive e che quindi, anziché prendere lo stipendio del magistrato, puntuale e lauto, con dignità tira a campare in attesa che un giudice onorario rediga le sentenze, se e quando, comunque anche lui sfruttato e mal pagato, anche se magistrato a tutti gli effetti ma senza concorso.
Che bella giustizia, però, per mille Caneppeli.
Caro Ministro non riuscirai a riformare un bel nulla, come non ci sono riusciti i tuoi predecessori. Impresa impossibile o che non si vuole affrontare minimamente, facendo solo finta di volerla davvero fare.
Perché, ormai è chiaro, apparire è più importante dell’essere. Anche con le riforme. Un bel proclama e il più è fatto.
Ah, dimenticavo: la mia umile protesta non è per me, che alla fin fine ci rido pure sopra, e non è per i miei silenti colleghi, capaci di buttar giù tutto, nonevèro, ecco la mia protesta tradotta in questa lettera aperta è perché stasera non avevo una cippa da fare.
Bacioni, caro Ministro, estensibili.

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