Suadenti e subito indifferenti.
Non di rado gente impegnata, disinteressata, capace, di spessore, si avvicina alla politica, attratta da qualche politico in ascesa, o presunta tale, pieno di entusiasmo e voglia di fare. Si espone, offre spunti, indica obiettivi di interesse generale, sacrifica il proprio lavoro in funzione di qualcosa di importante.
Ci vuole tempo prima che si accorga che è una trappola.
In genere gli viene rubata qualche idea, semmai da esporre in un convegno, da porre in un qualsiasi punto del programma politico o elettorale. Le prime volte sarà invitato a esporla, poi gliela scipperanno, ma mai per l’obiettivo che voleva raggiungere l’idea.
Parteciperà attivamente per un bel periodo che, poi, comincerà vederlo sempre meno protagonista.
E la sua esperienza finirà, miseramente, nell’arco di una o più stagioni. Qualcuno continuerà a ricordarsene e lo spolvererà in qualche occasione convegnistica per finire poi a essere invitato semplicemente per fare numero, magari di qualità, ma numero.
Io li vedo, farsi avanti, rappresentare problematiche con annesse possibili soluzioni, ma, in verità, non frega niente a nessuno. La politica non ha bisogno di idee, o almeno questa politica. Il politico di riferimento prima o poi otterrà qualche poltrona e chi si è visto si è visto. Il pover’uomo proverà a chiedere una urgente cortesia, nel momento del bisogno, ma otterrà solo assicurazioni verbali e neanche una telefonata significativa.
Sulla faccia del politico passerà un’ombra di fastidio, mascherata dal sorriso delle circostanze.
Tutto molto triste, parafrasando l’ottimo Pizzul, anzi, tutto molto lugubre.
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