Anche noi habemus.
Il latte lo damo ar micio, con la mostarda c’ammazzamo le cimici.
Così uno dei migliori Alberto Sordi in “un americano a Roma”.
Solo che lui era un italiano che voleva essere americano, Leone XIV è proprio l’americano a Roma e non sembra destinato ad acquistare la Fontana di Trevi.
Non c’è più verso di avere un Papa italiano e, dal momento che la Chiesa sta avanti un bel po’ al resto del mondo, e che quindi sa essere saggia nelle scelte, avendo evitato, e da anni, di scegliere un Papa italiano, vuol dire che straniero è meglio e non ci resta che sperare in una classe politica straniera, in un premier altrettanto straniero e magari anche in un esercito di sindaci non intinti dalla italianità.
Va, però, sottolineato il messaggio di buon inizio che il nostro Sindaco ha tributato a Leone XIV: come un capo di Stato ci ha tenuto a essere presente nella lista degli autori dei messaggi al nuovo Papa. Devo ritenere che continuerà per questo fulgido percorso, facendo gli auguri di compleanno al Re d’Inghilterra e partecipando al, più lontano possibile, funerale di un capo di uno Stato importante o del Re del Giappone.
Il sacrosanto principio dell’”Io c’ero” detta le nuove regole.
Del resto sentirsi autorevole in questa misura è segnale di una forte personalità che non potrà che giovare alla nostra comunità, benchè, mi pare di capire, il nostro sia solo di passaggio a piazza Sedile, destinato, come sembra, a ben più importanti troni.
L’autorevolezza segnalata, peraltro, è sintomo di decisionismo, e Dio solo sa di quanto ce ne è bisogno, in un’epoca di menti standardizzate e incanalate sui binari della più assoluta acriticità.
Un serio colpo all’A.I. che rimane regina del conosciuto, ma non esploratrice del futuro.
Ma passiamo a un argomento più di nicchia, ma non per questo meno importante.
La Consulta ha bocciato i ricorsi che la Cassazione e un nutrito esercito di magistrati avevano proposto per la dichiarazione di illegittimità costituzionale dell’abrogazione del reato di abuso di ufficio.
Bene, decisione presa e argomento chiuso.
Però.
La Corte Costituzionale consta di 15 giudici. La loro nomina è per un terzo del Presidente della Repubblica, un terzo del Parlamento e un terzo delle massime magistrature. Quindi è composta per due terzi da nominati dalla politica, dal momento che non si può non rilevare la natura o origine totalmente politica del Presidente della Repubblica e del Parlamento. Di che, insomma, riflettere. Le leggi le fanno i Parlamenti e le firma il Presidente della Repubblica e, a giudicare della loro legittimità, è una massima Corte di provenienza prettamente politica. Sarebbe auspicabile una sua maggiore terzietà.
E ora, cari amministratori spregiudicati, potete darci sotto, chè nessuno può obiettare nulla. Potrete nominare finanche il vostro cagnolino Presidente del tal ente senza che sembri un abuso, anzi, rimanendo perfettamente lecito, legale e trasparente.
La certezza del diritto passa anche dalla certezza di poter fare quello che si vuole.
Bacioni, estensibili, perbacco.
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