Glicemia, religione e filosofia.

Glicemia, religione e filosofia.

Quanto nei secoli la glicemia abbia influenzato il pensiero filosofico e la politica, non è ancora dato sapere, ma studi dell’università di Lagopesole stanno facendo passi da gigante.

Pare sia nata prima la religione che la filosofia. La prima basata su miti, prima, dogmi poi, la seconda basata sulla ragione.

La politica è nata presumibilmente con la religione, stante la sacralità riconosciuta a re e imperatori inizialmente.

Poi, con il maggior uso della ragione al posto della religione, la politica ha cambiato faccia e ha scoperto la democrazia, figlia superlegittima della ragione.

Non a caso nasce nella polis greca per antonomasia, quasi in contemporanea con le prime scuole filosofiche che andavano prendendo piede presso le colonie, che, senza i freni dell’aristocrazia, essendo state fondate per motivi di commercio, davano naturalmente più spazio al pensiero.

Quindi la democrazia, ma anche la politica, non dovrebbe parlare più per dogmi, ma solo per ragionamenti. Oggi, però, parla per spot, che, vuoi per la intrinseca brevità, vuoi per la loro insofferenza al dialogo, finiscono per apparire, ma meglio dire essere, veri e propri dogmi.

Il risultato è una democrazia che si basa su dogmi, peraltro da quattro soldi, non fondandosi, i suoi dogmi, su nulla e pretendendo di trovare nella gente quella fede che la ragione esclude per principio.

Sarà questo uno dei motivi della disaffezione della gente per la politica?

Ma la domanda da porsi è se noi, oggi, in Italia, nel 2024, possiamo davvero fare a meno della fede a scapito esclusivamente della ragione.

Filosofeggiare, ovvero usare la ragione, significa discutere fino allo sfinimento di ogni dettaglio, difficile, faticoso per non dire arduo. Tanto meglio affidarsi a quello che dice il politico di riferimento, credergli fino a quando fa comodo e farsi il segno della croce. ma questo non è il sale della democrazia, tutt’altro. Somiglia più a un sistema dispotico. Ora senza nulla togliere ai sistemi autoritari, sicuramente più leggeri, perchè ci sgravano del peso della responsabilità che una democrazia compiuta presuppone, val la pena ricordare che per la democrazia ci si è battuti fino alla morte, anche se a farlo sono state le generazioni passate e noi non sappiamo neanche quali sacrifici abbiano davvero patito.

Una decisione democratica è di difficile parto, a differenza di una decisione dispotica. Possono risultare sbagliate le une come le altre. La differenza è che nella prima si sbaglia tutti, nella seconda abbiamo qualcuno con cui prendercela.

Fatti tutti questi conti, gli italiani mi sembrano geneticamente portati per la seconda forma; vuoi mettere, non avere responsabilità e scaricare tutto sul governo ladro o sul sindaco incapace. La genetica non tradisce o fallisce mai, è scienza, perbacco, è il trionfo della ragione.

In conclusione possiamo affermare come sia assolutamente razionale e democratico convenire che gli italiani non sono ancora maturi per una democrazia compiuta (del resto basta guardare alla corruzione diffusa più che in un qualsiasi regime totalitario), che hanno, come cittadini, ancora i pantaloni corti (basta guardare alla incapacità di ribellarsi alla tassazione più folle del mondo mitigata dalla mancanza di caccia all’evasione altrettanto più folle del mondo) e che basta farli parlare liberamente e non ascoltarli per fare che cazzo si vuole.

Ma che tieni oggi? Stai bene?

Aspetta mi controllo la glicemia.

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