La ferocia giovanile e la mitezza dei vecchi.
Viviamo tempi nei quali i “vecchi” sono poco considerati. Ad affermarsi sono i cosiddetti giovani. Pochi vecchi si salvano. Per esempio il Papa e il Presidente della Repubblica, personaggi la cui autorevolezza, in genere, naviga nella ovvietà.
Il credo è nei giovani, portatori di non so quali virtù che i vecchi non avrebbero o non avrebbero più.
Una corsa verso un arrivo non scritto, neanche immaginabile, ma dalle tinte sbiadite.
Le istituzioni più credibili, invece, non solo in termini di virtù, storicamente, sono quelle affidate, quantomeno agli anziani, cui si è sempre tributato una capacità di saggezza, oltre che virtuosa, finanche assolutamente necessaria.
La semplice considerazione che con l’età si silenzia quel rumore che offusca le menti, si ingentiliscono le ambizioni e si dà maggior peso agli affetti e ai patrimoni umani, piuttosto che a quelli economici, si attenuano le passioni e, con esse, i desideri, ci si accontenta di meno, è sufficiente a non mettere per definizione i vecchi da parte.
I giovani, del resto, hanno bisogno di maturare competenze, conoscenze ed esperienze di vita, siano esse sociali o lavorative. L’anzianità ha, per esempio, ancora un senso, nella magistratura, nella quale non si diventa Presidenti di una Sezione di Cassazione a trent’anni. Sindaco, invece, sì. Ministro, pure. Quando invece questi ruoli presupporrebbero maggior abitudine alla vita. E non mi si venga a dire che un vecchio non potrà avere freschezza mentale o ardimento amministrativo, giacchè basterebbe scegliere i vecchi giusti. Oddio, stessa cosa varrebbe anche per i giovani, che, pure, si suddividono per qualità, ma è meglio un vecchio a un giovane a parità di doti intellettive, per le ragioni esposte prima.
La politica, da tempo, ha fame di arroganza, quindi predilige i giovani, più dotati senza dubbio. La politica, oggi, ha bisogno di avventurieri, quindi predilige i giovani, più incoscienti e, alla fine, manovrabili. La politica pretende i presuntuosi irresponsabili, e quindi la soluzione è quella di preferire un giovane senza arte né parte, invece di un vecchio che ha dimostrato quello che vale.
Ma, vi prego di riflettere, chi preferirebbe un Buddha trentenne a quello che diventò con gli anni?
Ed è mai immaginabile un Papa senza i capelli bianchi a guidare la Chiesa Cattolica?
O, anche, un Presidente della Repubblica o della Cassazione, che ancora va in discoteca?
Dice: parli così perché sei vecchio.
No, parlo così perché ho imparato a temere i giovani al comando.
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