Come alla lotteria.

Come alla lotteria.

Dagli e dagli, alla fine pure capita una botta di fortuna. Oppure no.

Facendo due conti, così, alla buona, sulle dita delle mani, se a votare, alle prossime amministrative di Potenza, sarà il 60%, ma si corre il rischio che si vada a votare con una percentuale di molto inferiore, ogni candidato ha un potenziale di 50 voti circa. Se, cioè, ogni candidato convincesse la propria famiglia, in senso allargato e i propri amici stretti a votarlo, sarebbe difficile avere un vincitore.

Non sarà evidentemente così, ma il calcolo serve per capire come il proliferare delle liste abbia una connotazione buffa, se non proprio esilarante.

Facciamo un ragionamento un tantino intellettualmente aristocratico: quei 510 sanno come si fa il consigliere comunale? Conoscono le prerogative, i doveri, le responsabilità del consigliere? Sanno che una loro idea della città vale quanto la mia idea dell’atomo?

Ne dubito fortemente, anche perchè un buon 70 % di loro della politica avevano sentito parlare solo al TG, cambiando subito canale, da qualche amico, intesa come riferimento a un piacere avuto o da richiedere, o neanche questo, per dirla tutta.

Ora il sogno potentino di svegliarsi nientepopodimenoche consiglieri comunali, invece, li accompagna nel prendere sonno o nel sognare a occhi aperti con i più o meno intimi.

Ovviamente a qualcuno andrà anche bene, perchè davvero ha una famiglia importante, tanti amici e uno zio imprenditore, per dire, e, quindi, si ritroverà a vestire i panni di rappresentante politico prima di aver capito cosa deve davvero fare.

I miracoli della democrazia cittadina, ecco, dove i partiti anzichè seminare idee, seminano sogni ogni 5 anni, andando a scovare possibili candidati come neanche i cercatori d’oro osavano fare nel Nebraska.

Tutto pur di governare una città, come non è importante, perbacco. Ci vorranno, poi, quasi 5 anni, per capire che portare a termine qualche lavoro pubblico può essere un viatico per una rielezione, per mettere a tacere una inesistente opposizione, per sentirsi capaci di amministrare.

Ora, amministrare se non è un’arte, è sicuramente una cosa difficile, non da tutti. O meglio amministrare male possono farlo davvero tutti, e si è ben visto; ma amministrare bene è un dono che colpisce pochi e a noi non ne tocca uno che sappia farlo da anni. Sarà questa la volta buona?

Può essere, del resto dallo scouting continuo dei partiti, sebbene fatto davvero senza un criterio che sia uno, un colpo di culo pure può arrivare. Quindi non ci resta che sperare nel colpo di fortuna. Come alla lotteria. Pensa te.

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