Codice civile, fesso chi lo rispetta, per il bene della città, of course.

Codice civile, fesso chi lo rispetta, per il bene della città, of course.

E questo quanto costa? Bene me lo compro io.

Apprendo dalla testata Basilicata24 che, uno spicciolo di anni fa, il Comune di Potenza alienò, a trattativa privata, un immobile al consigliere comunale Vincenzo Telesca, oggi candidato a Sindaco della città.

Leggo, anche, che ragioni di “opportunità” avrebbero consigliato di evitare la compravendita.

E’ bene chiarire, però, che il nostro codice civile, ammesso che ancora abbia valore, all’art. 1471, pone un divieto assoluto a tale tipo di atti in favore degli amministratori dell’ente. Ora se c’è voglia di fare sofismi sulle qualità di amministratore e di consigliere, rimarcandone la diversità, è bene far presente che già dal 2009 il Ministero dell’Interno (come ricordato dalla testata) interpretando il divieto posto dal codice civile lo estendeva anche ai consiglieri, ma, laddove si senta la necessità di dubitare dei pareri ministeriali, basta dare uno sguardo alla giurisprudenza che è deputata a interpretare la legge declinandola nel caso concreto.

Orbene la Corte di Cassazione, già con la decisione n. 3618/17, aveva stabilito il principio, peraltro ovvio, che il consigliere fosse da intendere anche quale amministratore; nel 2020 anche la Corte di Appello di Venezia ribadiva l’assunto. Non sono rinvenibili decisioni di senso contrario. Quindi il principio è conclamato.

Ne consegue che l’alienazione di cui trattasi è irrimediabilmente nulla, sebbene nessuno a oggi l’abbia mai fatto notare, l’abbia denunciato o soltanto sommessamente insinuato.

E dire che il Comune ha un apparato amministrativo di tutto riguardo che sovraintende ogni operazione, vieppiù quelle di alienazione degli immobili di proprietà comunale. Ci sono i dirigenti, c’è un segretario comunale, c’è la giunta, ci sono le commissioni e c’è, alla fine, il Consiglio Comunale. Nessuno ha rilevato profili di nullità. Benedica!

I fatti, per come riportati, raccontano, poi, di un consiglio comunale che, nell’occasione, al momento del voto, contava 20 consiglieri, dei quali 4 si astennero e gli altri votarono per l’alienazione, ma racconta anche che 8 consiglieri si allontanarono dall’aula al momento della discussione appunto dell’alienazione.

Quindi 8 consiglieri sapevano che si andava facendo un atto nullo, non parteciparono responsabilmente al voto, ma non denunciarono irresponsabilmente la violazione, enorme, della norma; 4 consiglieri non si allontanarono dall’aula, ma si astennero, forse perchè coscienti dell’atto negoziale nullo, ma non denunciarono mai la violazione di legge.

Delle due, purtroppo, l’una: o consiglieri, assessori, sindaco, segretario comunale, dirigenti interessati, tutti messi assieme in uno al compratore, erano ignoranti a riguardo, cosa invero piuttosto grave, considerato la compattezza dell’ignoranza, ovvero sapevano ma non intesero dissentire (salvo opposizioni che non sono allo stato conoscibili da chi scrive, del tipo pareri contrari o cos’altro), cosa altrettanto grave. Fra le due ipotesi non ne esiste una “meno grave” dell’altra ed entrambe concorrono a far rizzare i capelli a chi, come me, da ex consigliere comunale e avvocato da una vita, può tranquillamente affermare di non aver mai sentito una cosa simile.

Per tutti i 5 anni appena trascorsi ho avuto modo di criticare una totale mancanza di seria opposizione al governo Guarente, ma, se tanto mi dà tanto, e cioè se nessuno si oppone a un atto posto in violazione della legge, è facile capirne il perchè, a questo punto.

A sorprendere è la trasparenza della vicenda e mi spiego. Chiunque poteva sapere, e infatti poi si è saputo, a prescindere dal politicamente corretto (o omertoso) silenzio di una intera amministrazione, ma nessuno ha pensato di evitare il disagio che un fatto del genere, se conosciuto, potesse creare. Quindi si è agito pubblicamente. Tradotto significa che pubblicamente si è preso un articolo del codice civile e lo si è fatto a pezzi, per non dire peggio, col concorso di tutti quelli che ancora oggi si ostinano a proclamarsi amanti della città, della trasparenza e dell’interesse generale.

Insomma, si azzuffano sulle quisquilie, per trovarsi d’accordo sulla stipula di un atto nullo.

Sia chiaro, un atto nullo non è la fine del mondo, ma lo diventa nel momento in cui a compierlo è un rappresentante dei cittadini che esercita il suo ruolo su delega espressa nelle urne. Cioè un tradimento scritto e addirittura documentato.

A spaventare è questa solidarietà diffusa, la mancanza di opposizione, la sensazione che seppur apparentemente divisi, quando eletti, fanno parte di una sola famiglia che si concede anche di ignorare le regole più, nel loro rigore, semplici.

Forse qualcuno apprezzerà anche il silenzio di tutta la baracca a riguardo. La verità è che questo silenzio fa inorridire.

Ora sarebbe il caso che dal comune parta un’azione di annullamento della compravendita, ma soprattutto che si faccia chiarezza con una commissione d’inchiesta e con la richiesta di intervento di chiunque, nella faccenda, possa avere un ruolo, qualunque esso sia.

Ebbene, cari miei, questo è il nuovo che avanza, i giovani che amano la città quasi più di se stessi. A ri-benedica.

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