Che senso ha essere patrioti?

Che senso ha essere patrioti?

Quel potere che manca all’appello.

La domanda potrebbe essere una sola: può la politica perdere il controllo di se stessa ed essere controllata da un altro potere? La risposta dovrebbe essere no. Ma soffriamo la più grande crisi della nostra democrazia e finisce che a un’opposizione inesistente si sostituisce il potere giudiziario.

Il che, a parti invertite, comporterebbe che la politica potrebbe voler controllare il potere giudiziario.

Un atto politico non può scontrarsi col potere giudiziario, perché altrimenti una sentenza potrebbe essere annullata per legge o decreto. Sull’autonomia, totale, dei poteri può poggiare solo una democrazia che non confonda i ruoli.

Il deficit democratico che paghiamo, in misura perfino esorbitante, è la mancanza del dibattito parlamentare, che comporta la perdita o la riduzione all’insignificanza del confronto democratico. Il maggior peso assunto dal potere esecutivo su quello legislativo è l’inizio dello scombussolamento costituzionale. Venuto meno il potere legislativo, in maniera tragica, con l’autoannullamento delle camere e del loro significato costituzionale, ecco che il potere giudiziario tende, naturalmente, a esercitare quel controllo che apparterrebbe alle camere.

Lo squilibrio è totale e il risultato è il caos istituzionale.

Le camere hanno perso la capacità di esercitare il controllo politico, ridottesi a una SPA o a una casa di riposo per gaudenti e amanti dello spot da social o da mini intervistina televisiva. L’esondazione dei magistrati è, peraltro, ben evidente, e si concretizza anche in manifestazioni del tipo studentesco; manca solo il corteo che da piazza Cavour, sede della Cassazione, porti alla sede del governo.

La dimensione forzatamente o fisiologicamente europea che abbiamo assunto ci induce a chiederci cosa significhi oggi patriottismo, tipo quello invocato dal Papa per gli ucraini, per dirne una. Se la nostra patria è, ormai, l’Europa, cosa significa oggi essere o sentirsi italiani? Temo sia una domanda legittima da porsi, evitando che le manifestazioni di patriottismo si limitino al folcloristico tifo per le nazionali azzurre. Dovremmo cominciare a sentirci europei almeno come ci dovremmo sentire italiani, ben sapendo quanto ci costi un sentimento nazionalistico che non abbiamo neanche fatto in tempo a metabolizzare. A questo punto che Europa sia fino in fondo, quantomeno sotto la forma della Confederazione di Stati, con una legislazione comune e poi quelle nazionali. Un filo normativo conduttore è necessario, così come determinate competenze devono essere centralizzate e gestite per tutti gli stati. Non basta aver europeizzato i mercati, occorre rendere comune altre politiche, anche per consentire quel sentimento patriottico europeo, senza del quale non si costruisce molto.

A Potenza e in Basilicata dobbiamo provare a essere migliori, più maturi, o meglio, basta dire maturi, chè proprio non lo siamo, evitando la corsa al potere sfrenata che sta caratterizzando la nuova amministrazione dei cosiddetti e presunti giovani. Uno sforzo che si rende necessario affinchè non si finisca in una battaglia rionale di accaparramento di ogni postazione. Familismo sfrenato, prepotenze del tipo delle peggiori oligarchie, frustrazione del merito, accattonaggio politico, indifferenza alle leggi e a una etica politica quanto meno di base, ci stanno corrodendo tutti dentro, facendo perdere quei pochi valori residuati da decenni di colombismo sfrenato. Aria fresca. Non rendersene conto significa autocandidarsi alla tragedia quali attori principali.

Bacioni, estensibili in famiglia e nel condominio.

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