Forza Roma, forza Lupi, so finiti i tempi cupi.

Forza Roma, forza Lupi, so finiti i tempi cupi.

Io tifo Gasp.

Ma parliamo di sciocchezze.

Acerbi rifiuta la nazionale. E sticazzi? No, era per dire. A me fa simpatia il presuntuoso orgoglioso che dopo essere stato definito un vecchio, dica “no grazie”. Il classico dispetto al capostazione, azione che non mi rimane per niente aliena.

C’è una certa fierezza nel rinunciare a qualcosa cui si tiene per dignità. E’ talmente anti politicamente corretto, violento, inurbano e tragico, che rimanda a gesti del passato, perché ora è tutto così ipocrita che dio ce ne scansi e liberi.

Chè, poi, alla fine, Spalletti ha la faccia come il suo deretano: prima racconta, non senza enfasi, che ha giocatori ugualmente validi e più giovani, saccentemente insistendo sulla domanda “quando è nato Acerbi?”, e poi non si capacita di essere stato mandato a scopare il mare dall’interessato, quando lo ha convocato per bisogno.

Dicono i politicamente corretti: e vabbè, ma doveva dirlo subito. Che cazzata. L’Inter sta per giocarsi la faccia, poi ampiamente giocata, e lui se ne esce col suo orgoglio ferito? Ma per favore, i tempi li ha scelti ben attentamente e per fare meno danni possibile.

Insomma due presuntuosi uno di fronte all’altro, solo che uno, Spalletti, è incoerente e vigliacco, giacchè se Acerbi è vecchio per i suoi piani, doveva continuare a esserlo, anche per queste due partite prossime venture.

Spalletti è profondamente antipatico e non fa niente per risparmiarci la sua insipiente supponenza, probabilmente ci gioca, usandola come arma preventiva di difesa. Con la nazionale non ha fatto tanto bene, ma continua a filosofeggiare sul nulla.

Ma è l’ora dei saluti. Io, infatti, saluto la bella e discreta Bergamo per immergermi nella caciarona Roma e, per la terza volta nella vita tiferò Lupa: dopo il bis di Zeman, ora tocca a Gasperini e poiché io tifo per i tecnici, mi toccano in eredità le loro squadre, talchè “Forza Roma, forza lupi, so finiti i tempi cupi”.

Gianmaria Colgate, pittoresco tifoso che al salmone preferiva le alici. Storico un suo sit in di protesta nella piazza del paesello dove viveva, per protestare contro i cortei di protesta che, diceva, servono a niente, non lavano le coscienze, contrariamente a quello che si pensa, anzi le intorbidiscono, e sono vigliacchi. Quando un tipo gli fece notare che il suo sit in era come i cortei contro i quali si batteva, scelse la vita privata e si rinchiuse in una stanza dove c’era solo il televisore collegato a Sky per vedere la Champion.

PS: dice, ma come, ci sono le guerre e tu parli di calcio? Vero, cavolo, scusatemi, vado a fare un corteo sul balcone e sono a posto.

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