Perchè il mondo finisce a contrada Tora.

Perchè il mondo finisce a contrada Tora.

la strategia è eliminare i treni per confinarci in questa valle di lacrime.

Ma quale è l’esempio più fulgido dell’ironia, o meglio della satira potentina, se non la parodia che i nostri politici fanno, nella vita, dei veri amministratori?

Certo, non ne sono consapevoli, ma per questo la loro rappresentazione teatrale risulta a maggior ragione più realistica.

Sentirli discettare di Civuddin e di chi merita di rappresentarlo nella sfilata dei turchi, rappresentare la disputa in video da spot pubblicitario, ovvero, cambiando sponda, veder fondare l’opposizione, appunto, sulle scelte della parata e quisquilie simili, non rientra nelle strategie di distrazione di massa, ma ci consegna politicanti “distratti” dalle cose serie e dedicati anima e corpo all’inutile, al superfluo, in una parola, al nulla politico, materia che li vede competenti assai.

La domanda è se ne siano consapevoli e la risposta non può che essere negativa: loro, per mille cannoni stracarichi, ci credono, sono convinti che il mondo finisca a contrada Tora, che il Potenza sia sempre uno squadrone e che una coppola porti in dote scienza e coscienza.

Ora è evidente che il pressappoco che li contraddistingue non ambisce neanche per sogno a prendere la forma definita di qualcosa che possa essere ritenuto positivo. Ma, in fondo, è giusto così: il limite, ovvero i dubbi che intelligenza e cultura impongono, traducendosi in una sorta di umile approccio a tutto, esulano dalla presunzione tipica dell’ignorante.

Ma il mio pensiero non appaia acriticamente severo, perchè scaturisce esclusivamente dalla visione, attenta, delle vicissitudini che, davvero generosamente, definiamo politiche: dalle sdraio alle polemiche sulla musica in via Pretoria, con tanto di problemi siae di contorno, la delocalizzazione della piscina da costruire che assume più rilevanza della sua effettiva realizzazione, i peccati urbanistici sindacali perdonati, urbi et orbi, da una classe politica inconsapevole della funzione, i post sui social, autoreferenziali tanto quanto manifestazioni di fatua vanità, specie se raffrontati con quelli pre elezioni, la famelica spartizione dei posti di comando a disposizione secondo la logica del “quello è dei nostri”, le crisi politiche provocate per una mollica in più, sono tutti esempi di uno squallore generale che induce a ritenere la fuga da Potenza una esigenza di vita, dal momento che qui è sempre e solo una valle di lacrime.

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