L’autonomia differenziata lucana.

L’autonomia differenziata lucana.

L’isola della Basilicata.

Nell’articolato discorso sull’autonomia differenziata, il PD, che è contrario insieme a qualche altra congrega politica e il centro destra, che la sostiene, dovrebbero entrambi riflettere sul “caso lucano”. In Basilicata, infatti, l’autonomia differenziata è in vigore da tempo e senza che la prevedesse una legge, pfui, bastando una caparbia volontà e una potente motivazione.

Ma l’autonomia creata in Basilicata va ben oltre le previsioni della attuale legge, veleggia su vette inesplorate dalla politica, inimmaginabili per le menti ordinarie che siedono in parlamento. Neanche i parlamentari lucani se ne sono davvero accorti. Insomma è un’autonomia di fatto che si è imposta con la tranquillità del forte.

Ma veniamo ad analizzarne i principi fondamentali.

Innanzitutto la Basilicata ha deciso di essere un’isola. Felice o meno poco importa, ma comunque un’isola. Per convalidare l’assunto ha reciso ogni forma di ponte col resto d’Italia. Entravi è difficile e impervio. Uscirne uguale.

Ci è riuscita demolendo le arterie di entrata e uscita, rendendole impraticabili. Ci è riuscita impoverendo il traffico su rotaia. Ci è riuscita creando una distanza da Roma superiore a qualsiasi altro capoluogo di regione, e non solo, d’Italia (a titolo di esempio: un potentino che intenda ritornare a Potenza da Milano per Natale deve 1) prenotare un treno con almeno tre mesi di anticipo, pagare un biglietto di almeno 120 euro, con aumenti in un anno di circa il 40%, arrivati a Napoli aspettare un autobus per circa tre o quattro ore).

Ci è riuscita, ancora, ingigantendo il provincialismo che, alla fine, è la vera unità di misura della civiltà. Isolati, chiusi nel nostro piccolo mondo, dove le serate brave della gioventù, che alla mattina si fa accompagnare a scuola con tanto di vettura e autista, diventate momento di esaltazione anzichè prova del degrado culturale.

In secondo luogo la Basilicata ha abolito la vigenza del codice civile e delle regole urbanistiche. Se altrove non puoi modificare le fattezze di un centro storico, da noi sì, capperi. Oppure se esistono divieti previsti per l’Italia intera, ebbene, da noi quegli stessi divieti non esistono. Tanto che un consigliere comunale può acquistare ai saldi comunali edifici e riattarli con un incremento di valore inaudito. E tale abolizione non mostra crepe di nessun tipo. Per esempio anche gli avversari politici di chi ha introdotto l’abolizione del codice civile mostrano segni di disaccordo, essendo pacifica la circostanza. Nè i media provano a imbastire un semplice “ma come mai?”, nè altri si pongono problemi.

Ora l’invito, nonevèro, viene rivolto a chi si sta preparando alla campagna referendaria per l’abrogazione della autonomia differenziata e si sintetizza più o meno in questi termini: l’autonomia differenziata noi ce la teniamo stretta, a noi non interessa quello che combina l’Italia, noi siamo la Basilicata, un’isola, la più importante d’Italia.

Ora è tutto da vedere come potrà svilupparsi la nostra autonomia. C’è chi pensa all’abolizione delle tasse sulle successioni, chi all’abolizione dell’Iva, chi alla possibilità di matrimoni con più coniugi e chi alla possibilità di instaurare la schiavitù. Staremo a vedere.

Sul continente facessero quello che vogliono, a noi che ci frega!

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