Sarachelle imperano.
Le voci non confutate diventano fatti, afferma la giornalista rivolgendosi al Presidente, nella serie Zero Day. A questo punto interrompo la visione e prendo un appunto e penso che è un po’ come accaduto qui a Potenza, con le voci sulla dubbia acquisizione da parte del Sindaco di un immobile del Comune e sulla sopraelevazione tipo pugno nell’occhio che si intravede accanto al Tempio di San Gerardo protettore di Potenza e Divisione, mai confutate e quindi ormai fatti, non teorie.
Dice “ma ancora pensi a queste cose”? Ma no, non ci penso più, anzi me ne frego, sebbene i fatti di cui sopra mi abbiano colpito, siccome mi ha colpito la solidarietà di tutte le forze politiche, di ogni specie e genere e colore, non al sottoscritto, evidentemente, ma al Sindaco.
Ubi maior, minor cessat, dicevano i saggi che ci precedettero e che disegnarono il firmamento del diritto.
Mi hanno colpito per il contenuto di arroganza (caratteristica di chi non intende chiarire) e per la evidente sottomissione generale al potere costituito. Il 68 con le sue ribellioni è lontano. Del resto quelle ribellioni sono finite male e se stiamo a questo punto di cattiva politica la colpa è anche del 68.
Oggi allo Stabile si celebra la maschera di Sarachella, della cui invenzione si omette di citarne l’autore e di cui in molti ne vantano la fasulla paternità. Ma è carnevale e ogni scherzo vale, anche se di cattivo gusto.
L’Atalanta vincerà lo scudetto e sarà per me la prima volta. Poi, come Gasperini, cambierò squadra, che palle. Mi toccherà comprare una nuova tuta, una nuova borsa per la palestra e inventarmi un altro slogan. Reggerò ancora?
Temo di sì, e questo è il guaio.
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