Storia malinconica di un Regolamento Comunale che non trovò applicazione e tentò il suicidio.

Storia malinconica di un Regolamento Comunale che non trovò applicazione e tentò il suicidio.

E il Regolamento andò a fare compagnia al codice civile.

Parlando dell’acquisto dell’immobile (locale con annesso spiazzetto) da parte dell’allora consigliere comunale, oggi neoeletto Sindaco, sono emersi particolari che meritano una giustificazione da parte degli uffici comunali.

Lo spiazzetto (chiamiamolo così per comodità, negli atti chiamato “area urbana”) non è dato capire, dalla proposta di deliberazione di alienazione, se fosse diventato intercluso fra proprietà private solo a causa della vendita di cui trattasi. Altrimenti, infatti, non sarebbe stato intercluso “in natura” e sarebbe stata preclusa la trattativa diretta essendoci potenziali ulteriori acquirenti.

In buona sostanza, in punto di diritto, il bene poteva essere venduto a trattativa diretta solo nella totale esclusione di potenziali ulteriori acquirenti.

Il punto andrebbe chiarito.

Altro aspetto che andrebbe giustificato è quello relativo alla determinazione del prezzo da parte del Comune di questo spiazzetto o area urbana. Il Regolamento apposito del Comune impone una determinazione del prezzo pari a quello “corrente di mercato”. Il Comune, invece, ha attualizzato il valore del 2009 così come conferito dalla scrittura privata di acquisto del bene da parte del Comune, che è cosa diversa. Il valore che emerge dalla scrittura di acquisto era quello di mercato dell’epoca? Non è dato sapere. Di sicuro non è quello di mercato attuale, visto che non è stata fatta una specifica valutazione a riguardo. E, cosa rilevante, quale sarebbe stato il valore corrente di mercato? Se superiore si porrebbero ulteriori problemi, in ordine al metodo di vendita e a un ipotetico danno erariale. Non sciocchezze, insomma.

Ora a prescindere dalla totale mancanza di motivazione sulla sua inutilizzabilità a fini pubblici (pare di desumere che diventi inutilizzabile solo con la vendita del locale), e sulla mancanza di potenziali ulteriori interessati, un’area pubblica, se è stata acquisita nel 2009, perchè diventa inutilizzabile nel 2021?

Domande che necessitano di una risposta per restituire limpidezza a un’operazione che non sembra ancora immune da critiche.

Fermo restando, ovviamente, la sua inalienabilità a un consigliere comunale, che avrebbe dovuto impedire tutto a partire dal rigetto della domanda di acquisto.

Ora la domanda è: ci troviamo di fronte a una leggerezza talmente enorme da fare paura o non sono state applicate le regole scientemente?

Il dubbio si impone e merita una risposta.

Io aspetto, tanto, ho tempo.

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