L’epoca del “quale libro ti ha colpito di più”? Che rimane la domanda stupida fra quelli che leggono pochissimo.
Nell’epoca dei superspecializzati incolti tocca fare i conti coi politici che non sono superspecializzati, ma rimangono incolti. Già da qualche decennio, infatti, si è sancito il divorzio fra politica e cultura, strade separate, ognuno per conto suo. I politici provengono da classi di ignoranti, mentre i colti non si occupano di politica o gliene impediscono l’accesso.
Il vero scontro sociale del nuovo secolo è tutto qua.
La guerra al merito, stravinta peraltro, combattuta a colpi di raccomandati, incarichi ai più fidati, cerchi magici e con la personalizzazione dei partiti, talvolta diretti addirittura da gruppi familiari (il che è il contrario della partecipazione democratica), ha eliminato l’esigenza di competenze che non possono che essere il frutto di studi accaniti ed esperienze, inaugurando il festival dei nati per caso, del dilettantismo, cui fanno da contorno solo un accentuato arrivismo, un conformismo scadente e una forma selvaggia di opportunismo che, come il fine, giustifica ogni mezzo, anche quello di passare da un lato all’altro della barricata senza fare una piega.
Gli aspiranti amministratori, pertanto, non sanno cosa sia il senso delle istituzioni, come si svolga seriamente la relativa funzione, non conoscono il riserbo, tipica caratteristica delle persone serie e davvero competenti. Sopperiscono con un presentismo, una vanità e un’apparenza spropositati, autocertificando la propria competenza, sbandierata, da taluno, finanche nel santino elettorale.
La attuale situazione, connotata da un evidente distacco fra società e politica, è stata determinata anche dalla eliminazione delle preferenze nelle competizioni elettorali, e con un sistema di preparazione delle liste, nelle elezioni locali, che rifiuta un serio confronto con la società civile, per quanto la stessa venga a sproposito citata troppo spesso.
Ne consegue la netta separazione fra chi vuole fare carriera politica e chi pensa a lavorare, studiare, contribuire all’economia.
Ma è l’epoca del “quale libro ti ha colpito di più”? Che rimane la domanda stupida fra quelli che leggono pochissimo.
Di fatto per ogni ignorante eletto o nominato da qualche parte, ci sono almeno dieci underdogs che reclamano giustizia con molta dignità.
I politici, per ultimo, fanno un uso esagerato dell’autostima che, oltre a fare a pugni con la necessaria umiltà, li annebbia, convincendoli di essere atti a ogni bisogna istituzionale, senza neanche conoscere la funzione e il rigore che dovrebbero accompagnarla.
L’autostima a volte aiuta, quando l’umiltà tracima il suo letto, ma per il resto corrode, non poggiando su altro che la propria presunzione, senza la ricerca di attestazioni o certificazioni esterne.
Tutto per dire che alle elezioni più cialtronesche della Basilicata non parteciperò: ho già preso un impegno con me stesso per quel giorno, nel quale preferirò spalare nuvole.
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Elmo Greenup
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