Non voler morire di turismo.

Non voler morire di turismo.

Mamma mia, arrivano i turisti!

Non è inedita l’idea che il turismo sia qualcosa di assolutamente e univocamente positivo.

Soprattutto nei territori (città) nelle quali la vista di un turista suscita curiosità mista a orgoglio. Tipo Potenza.

Non si è mai pensato, tranne che nei posti di mare cilentani pre anni ottanta, che il turista fosse un invasore, prepotente e scostumato, poco rispettoso delle regole non scritte del posto.

In effetti se guardiamo bene la forma di turista, sola, che risulta positiva è quella del turista discreto, non invadente, che si comporta come un ospite in casa d’altri, cioè che chiede permesso prima di sedersi o che addirittura non lo fa se non invitato a tanto.

L’ordito del pensiero comune, invece, inneggia al turismo come alla cura di ogni male, economico e sociale, quasi che le bellezze della città diventino più bellezze se le vengono a guardare lavoratori in ferie, della cui capacità critica culturale non si ha alcuna prova.

Ed ecco le statistiche sui turisti, quest’anno in maggior numero di ieri, o gli annunci delusi di un decremento.

La TV ci fa servizi su servizi, quasi che il dato sia di essenziale importanza per tutti.

I cilentani, che di turismo campano e che hanno maturato una decennale esperienza, oltre a trarre il maggior profitto possibile, talvolta supervalutando servizi appena appena mediocri, guardano sempre con estrema diffidenza il turista, quasi arrivando a scomparire nei mesi di punta e per ripopolare i luoghi soliti solo da un certo giorno di settembre in poi, e accogliendo come fossero nativi del posto quei turisti che finiscono per integrarsi nella vita del paese. Insomma basare tutto sul turismo è svendere un territorio che, invece, rimane davvero da vedere e studiare solo quando non si snatura e rimane solidamente ancorato alla sua vita ancorchè invaso da frotte di turisti.

Il turismo è e deve rimanere un accadimento, non una regola che snaturi le città.

Pensate a Venezia o a Firenze, città che stanno perdendo la loro identità perchè perdono residenti e creano posti letto per turisti; città costrette a limitare l’afflusso perchè nocivo; città dove un ufficio pubblico rimane un’isola non frequentabile perchè immerso nel pieno delle attività turistiche. Penso a quei tribunali che fanno capolino, in alcuni centri storici, fra ristoranti, negozi e bar, soli a ricordare che esiste una vita anche per i residenti, una vita normale e che invece finiscono per stonare, perchè diventa buffo vedere il professionista con la cravatta e la borsa in un mare di shorts e infradito.

la sacralità di alcuni luoghi va preservata, non svenduta.

Ma giusto per dire, naturalmente, oh!, pardon, of course.

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