Ma sì, sono ragazzi.

Ma sì, sono ragazzi.

Benedetta leggerezza giovanile.

Finora ho affrontato la questione del consigliere comunale che acquista un bene immobile del Comune che amministra da un punto di vista tecnico, ricordando i divieti di legge, le disposizioni regolamentari e le conseguenze giuridiche di tali atti posti in essere comunque e nonostante.

Non ho avuto smentite, nè, temo, potevano avere un senso compiuto, nel caso ci fossero state. Si è preferito utilizzare il silenziatore, quasi che il non alimentare la notizia potesse bastare a normalizzare o legalizzare la situazione.

Che, invece, è gravissima.

E valga il vero.

Un amministratore non può essere l’acquirente del Comune per il semplice motivo che, amministrandolo, potrebbe brigare perchè, per esempio, determinati immobili diventino alienabili. Del resto la decisione è appunto dei consiglieri che votano l’alienazione, con un’attività che è propria dell’amministratore. Ed ecco che il legislatore italiano, quello serio, quello dei decenni passati, si inventò il divieto per il consigliere e gli altri amministratori di poter acquistare beni dal Comune. Una maniera per disincentivare comportamenti tendenti a soddisfare esigenze personali attraverso i beni dell’ente che si amministra. Perchè amministrare un ente pubblico significa garantire alla collettività il perseguimento solo ed esclusivamente dell’interesse pubblico e il rispetto delle leggi e ogni intreccio fra affari personali e attività dell’ente è vietato proprio perchè questo intreccio non coincide neanche sulla carta con la trasparenza che si pretende.

La legge ha quindi previsto, diffidente come deve essere, che organi di garanzia della legittimità e del rispetto delle regole, anche interne alle amministrazioni, come i regolamenti, facciano da muro contro eventuali azioni anche solo potenzialmente lesive del bene comune poste in essere da amministratori impazziti o solo ignoranti le leggi. Per esempio quello del segretario comunale, oppure il filtro dei dirigenti degli uffici che istruiscono le pratiche, verificandone anche la fattibilità giuridica. Per ultimo il confronto/scontro democratico che, vedendo all’opera consiglieri di maggioranza e di opposizione dovrebbe garantire ogni tipo di controllo, anche amministrativo, di legittimità e politico.

Ed ecco che la questione diventa grave, gravissima, irreale. Perchè se è vero che il codice civile ha cittadinanza anche nel Comune di Potenza, bisogna chiedersi come mai nè gli organi di garanzia della legittimità, nè gli uffici preposti, nè tutto il consiglio comunale, abitato da molti avvocati, abbiano impedito che si violasse il codice civile.

Chiariamoci, qui ci si trova davanti a un bivio, o la vendita è figlia di un fenomeno di ignoranza collettiva di grave entità o scientemente e tutti d’accordo si è impunemente gettato nel cestino il codice civile che celebra, quest’anno, i suoi 82 anni di fruttuosa vigenza.

Ora che a violare il codice civile sia il cittadino qualsiasi, poco importa: chi subisce un danno può sempre rivolgersi alla giustizia ordinaria e aspettare, buono buono, una sentenza. Ma se a violarlo è un’intera assise comunale, in seduta pubblica, ufficiale, chi tutela il rispetto della legge? Certo ci può provare un fesso qualsiasi come il sottoscritto, pur senza mezzi legali efficaci, ma sia chiaro che l’allarme sta suonando forte e ci sta avvertendo che il sistema sta fallendo sotto tutti i punti di vista. Un sistema blindato che non avverta la pericolosità di determinati atti, ma che li voti addirittura, sicuro di farla franca o ignaro di andare contro la legge (poco cambia) costituisce una mina vagante, non genericamente per la democrazia, ma per la vita di una comunità, perchè vuol dire che le leggi in alcuni casi e per determinate persone non hanno valore, il che, a sua volta, costituisce il primo importante sintomo di una sorta di legislazione a parte per pochi, che sta al di sopra di tutto, di un sistema cioè superiore e per pochi eletti.

Ora che nel caso specifico si sia trattato di qualcosa di non doloso, ci può pure stare, pur avendo dell’incredibile, perbacco, ma rimarrebbe da sottolineare la superficialità a questo punto cromosomica nell’agire amministrativo che fa a meno della legge e andrebbe comunque responsabilmente posto rimedio immediatamente e evitando che la situazione non solo si incancrenisca ma che, addirittura crei un precedente.

Poi può anche accadere che si possa, tutti, fate spallucce e far finta di niente, magari concludendo con un rasserenante e saggio “sono ragazzi” e tirare a campare.

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