L’arzigogolo è la linea più corta fra due punti in Italia.
“Ritenuto pertanto che non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata“, recita la motivazione della sentenza che ha assolto Acerbi prima di proclamarne l’innocenza.
Il tutto dopo aver confermato buonafede dell’offeso, la verosimiglianza delle parole usate e dopo aver condannato il razzismo (che li abbiano in gloria).
Cioè, tradotto, io posso dare del negro a un nero e posso avere intenzioni benevole, per esempio e perbacco, ovvero ancora, non è sufficiente che siano percepite come offensive, occorre che ci sia un testimone della intenzione razzista, il che è o fantastico o ridicolo.
Diceva Flaiano che l’arzigogolo è la linea più corta fra due punti in Italia e la giustizia sportiva ha voluto confermare quanto ironicamente sosteneva l’arguto Ennio Flaiano. Rimane il dubbio, sommesso, che se identico comportamento lo avesse tenuto un giocatore della Salernitana o dell’Empoli, un pò di dolo sarebbe, forse, uscito fuori come per magia. Che poi, ai nostri giorni, dare del negro può mai non avere un intento discriminatorio? Mistero della fede.
A me frega poco di tutto, perchè ritengo che sul razzismo si stia anche ricamando leziosamente; mi interessa la capacità (?) o meglio la faccia tosta di voler giustificare quando si vuole e invece condannare quando non si vuole giustificare, il tutto per ragioni che di solito esulano dalla vicenda.
Accade anche nella giustizia che sentenze sui generis lascino con la bocca aperta i diretti interessati, ma è la magia del diritto, signori, dove la bilancia si sposta per un niente da una parta o dall’altra, a seconda del vento che tira, delle persone coinvolte, dell’umore del magistrato e della sorte bislacca. Ma del resto, sempre giustizia umana è, cioè da quattro soldi, altrimenti sarebbe giustizia divina. Che poi chissà se esiste quella divina. Probabile abbia i connotati della giustizia umana. Tipo che basta una raccomandazione di San Gerardo per un potentino o di San Gennaro per un napoletano per farla franca.
Per dire.
Bacioni, estensibili.
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