Politica, tracce.
La politica è piena di sorprese. Quella più grande è però che riesce, talvolta, a non avere niente proprio di politica, assumendone solo le sembianze, ma nascondendo qualcosa di molto diverso.
Mi riferisco, of course, alla giunta del Sindaco Telesca, che di politico davvero ha poco.
Il punto massimo di “non” politica lo tocca con il neo vice sindaco che non è una tecnica rinomata per qualcosa, non è una politica di lungo corso, navigata ed esperta, non è stata candidata al Comune e quindi non ha neanche una dote in consensi cittadini. Perchè sia stata scelta, cercando fra le cose della politica, davvero non si comprende. Più luce si fa se si guarda alle circostanze non politiche, perchè pare che l’unico motivo sia quello di essere legata a un noto imprenditore del capoluogo legato anche al mondo del calcio. Quindi giunta non politica, nemmeno tecnica, quindi …… come definirla? Boh! Diciamo figlia di un accordo pre elettorale, peraltro abbondantemente sbandierato da subito, di carattere metapolitico.
Poi c’è anche l’esordio politico di un’altra donna, nè tecnica, nè politica, ma moglie di un politico non eletto e già parte dello staff del sindaco Santarsiero, le cui visioni sulla città rimangono monumenti inarrivabili rispetto alle costruzioni Lego di questa tornata, ma sono caratteristiche che non contribuiscono a caratterizzare la predetta nomina come politica.
Per il resto credo di poter affermare che le altre nomine poco hanno da reclamare in fatto di competenza specifica tecnica o di politico in senso stretto, salvo la nomina di un sempreverde che dà una pennellata di “antico” o di “vecchia DC” dai toni sbiaditi e che non suscita nè curiosità, nè speranza, non avendo negli anni giammai brillato per qualcosa da mettere in relazione col tanto decantato “bene della città”.
Ma alla fine ci sta pure, perbacco. Infatti una candidatura orfana di simboli di partito non può assumere connotazioni politiche il giorno dopo l’elezione e rimane quello che era all’inizio e cioè una confederazione di interessi dei quali speriamo che almeno qualcuno combaci con quelli dei potentini.
Certo rimangono tanti dubbi da chiarire, come la vigenza del codice civile anche dalle nostre parti, domanda alla quale ancora manca una seria risposta, siccome altre situazioni giuridicamente poco sussumibili nell’alveo della trasparenza a tutto tondo come si potrebbe pretendere, ma che non si pretende affatto, nell’ambito di una generale visione distorta del rispetto delle regole da parte delle istituzioni.
Sembra di vivere in un mondo a parte, una repubblica autonoma, un novello eden nel quale si erge un albero della cuccagna scalabile da pochi.
Benedetta democrazia, ma cosa mi combini?
A ogni modo la Basilicata può ben dirsi una regione sperimentale che potrebbe alla fine risultare apripista per le altre. Una volta Bersani disse, mi pare di ricordare fosse proprio lui, come la Basilicata fosse un modello da imitare. Erano i tempi in cui il centro sinistra mieteva consensi, con sistemi però che la storia ha condannato alla luce del ruolo di ultima e più isolata e arretrata regione d’Italia, perfettamente interpretato.
Ma siamo destinati a ripeterci, perbacco, a dimostrazione che a un certo momento se la democrazia non decade vuol dire che non siamo in Italia.
Bacioni, generosamente estensibili.
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