Destinazione fallimento.

Destinazione fallimento.

Che, poi, alla fine, era meglio il centro.

La cattiveria contiene in sé almeno due (ma forse di più) elementi di un piacere personale, ed è in tal modo godimento di sé: uno come piacere dell’emozione e un altro, quando essa spinge all’azione, come piacere di accompagnamento nell’esercizio della potenza”.

Questo è uno dei pensieri di Nietzsche, uno di quelli che, tracimando i secoli, sembra completamente adottato nella nostra epoca.

Un esempio, direi fulgido, è riscontrabile nelle feroci baby-gang che stanno terrorizzando le nostre grandi città, con progressiva espansione anche nelle realtà più piccole. Fenomeno, in verità, neanche troppo isolato, accompagnato, infatti, dallo spudorato esercizio del potere da parte delle classi politiche che, lasciando alla democrazia e ai principi costituzionali la funzione di immagine di desktop della nostra società, esercitano il loro potere spudoratamente in funzione solo della sua conservazione secondo un meccanismo che risiede tutto in una imposta oligarchia aristocratica. In questo tutti i partiti, trasversalmente, operano a discapito delle masse sempre più “spinte in basso, fino a renderle incomplete, schiave, strumenti”, ed è sempre Nietzsche a parlare.

Il pensiero del filosofo sta trovando pieno compimento a tutti i livelli in una stagione nella quale la morale ha fatto fagotto e si è trasferita in un altro pianeta.

Finita, da qualche decennio, una stagione più “Kantiana”, probabilmente durata fino al sessantotto, coltiviamo, senza vergogna, un egoismo pragmatico che non concede sconti.

Chi comanda oggi, è cresciuto in un periodo di crescente deprezzamento della morale e non potrà mai risorgere illuminato. Dovremo aspettare altre generazioni che, però, se non si comincia a educare a valori etici, difficilmente arriveranno.

I due estremi, quelli disegnati da Kant, con la sua centralità della morale, e da Nietzsche con la negazione della morale, però, dovrebbero incontrarsi a metà strada, per il bene dell’umanità: quindi ritorno dei valori quali “comandamenti” del vivere sociale e una vera e sana aristocrazia, intesa alla greca come governo dei saggi. Un nuovo concetto di democrazia o comunque qualcosa di completamente nuovo che cancelli lo stato attuale che malcela un carattere nietzschiano di fondo con una finta copertura di valori costituzionali, giammai attuati o solo coltivati.

Ma tranquilli, sono solo chiacchiere dettate da una punta di appetito domenicale in attesa dei ravioli, appetito sempre ben contingentato dal poderoso Ozempik.

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