Liberazione

Liberazione

Un uomo, un ospedale, il mare.

Molto timidamente si sporse all’interno del bar. C’erano solo poche persone, ognuna seduta da sola a un tavolino. L’ambiente silenzioso lo incoraggiò. Arrivato davanti al bancone sporgendosi col collo quasi impercettibilmente chiese una birra. “Si sieda a quel tavolino, gliela servo subito”.

Non se l’aspettava, aveva immaginato di berla al bancone. Goffamente sedette troppo distante dal tavolino in punta di sedia, quasi pronto a dover scappare all’improvviso.

Il primo sorso fu emozionante. Aspettò per il secondo, e anche per il terzo, poi la buttò giù d’un fiato. Si sentì allora fuori posto del tutto, pagò e uscì fuori con la testa che gli girava.

Tornò, indeciso sui passi, all’ospedale. Nessuno gli fece caso. Secondo piano, stanza 12, letto 71. Si tolse le scarpe e si stese sulle coperte, fra un po’ sarebbe passato il medico per la visita quotidiana.

Si addormentò. Vide arrivare il medico coi suoi assistenti sebbene avesse gli occhi chiusi. Li sentì parlottare: “non ce l’ha fatta. Era prevedibile non passasse la notte”. Ritirarono la cartella clinica e passarono oltre.

Avrebbe voluto dir loro che era vivo, ma non riuscì ad aprire bocca. Un brivido lo percorse. Un profumo mai sentito lo investì e sentì tornargli l’energia. Si alzò e corse verso il mare che gli era apparso d’un tratto davanti.  Il mare si aprì davanti a lui creando un corridoio nel quale si infilò senza timore. L’acqua si richiuse su di lui. Non vide più niente e sentì svanire ogni idea di io.

Si sentì mare, si sentì sabbia, si sentì pesce, si sentì ombra e luce.

Libero.

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