Vuole chiarire?
No, grazie!
Quando il Comune decise di vendere al consigliere Telesca un bene immobile (confermando la decisione in questi giorni, col consigliere ormai divenuto sindaco, in una riunione di qualche dirigente, quindi evitando la sede deputata a ogni decisione), la relativa delibera consiliare venne adottata dopo che i beni erano stati inseriti nell’elenco delle alienazioni. Orbene suddetto inserimento era avvenuto in sede di approvazione del documento unico di programmazione.
Questo seguiva la domanda di acquisto del consigliere Telesca.
Ebbene, nonostante avesse un interesse diretto e personale, il Consigliere partecipò alla discussione e, pare, anche alla votazione (più preciso sul punto potrò esserlo se gli uffici, bontà loro, forniranno copia completa della delibera relativa, offerta, come dire, zoppa di una pagina).
In buona sostanza e mettendo in ordine cronologico i fatti si ricava che:
il consigliere Telesca chiede di acquistare un bene e partecipa alla discussione sulla sua alienabilità. Uno spettacolo godibile assai.
Poi, successivamente, quando si delibererà la specifica alienazione a trattativa diretta e privata non voterà, bontà sua, ma a suo favore voteranno pressocchè tutti.
Altra memorabile chicca è la seguente.
Telesca si offre di acquistare due immobili, ben specificati, per 26.000 euro, non l’area pubblica che gli verrà gentilmente offerta successivamente. La valutazione il sindaco la fa tenendo conto di una analoga valutazione dell’Agenzia delle Entrate di poco più di un anno precedente e relativa a un immobile lì vicino e già venduto. Il Comune, ebbene, udite udite, valuta il bene la metà e non accetta l’offerta del richiedente, con un meraviglioso e verosimilmente carino “no, grazie, il prezzo lo facciamo noi, nell’interesse pubblico, ovviamente”, quindi rinuncia alla somma offerta, facendo un torto alle casse comunali. Come se non fosse lecito e normale un aumento dell’offerta, rimanendo, invece, contabilmente lesiva una riduzione dell’offerta da parte dell’Ente pubblico alienante.
Poi si aggiungerà l’area pubblica per qualche migliaia di euro, importo che avrebbe, aggiunto a quello offerto ed evidentemente di mercato, superato la soglia dei 30.000 euro necessaria per evitare l’asta pubblica, che era però comunque prevista dal piano delle alienazioni.
Varrà la pena che il sindaco chiarisca la vicenda. Ma non lo farà perchè pare che lui sia lui e noi non siamo una cippa.
Bacioni, estensibili in famiglia e ai vicini di casa.
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